Il museo è suddiviso in undici sale ognuna delle quali è dedicata ad un tema specifico. Oltre alle stanze destinate ad ospitare strumenti, attrezzi e accessori attinenti ai principali lavori (agricoltura, miniera, scultura, tessitura ecc.) vi è anche una sala dove è possibile apprezzare oggetti, arredi e strumenti della vita quotidina in casa e una dedicata al territorio.
La prima sala documenta le caratteristiche morfologiche e ambientali del territorio, il suo utilizzo e le sue trasformazioni in epoca storica, la sua dipendenza politica e amministrativa dal Granducato di Toscana. Sempre nella prima sala vengono proposti riferimenti essenziali sulla religiosità popolare rappresentata sul territorio dalle cosiddette Marginette.
Il metodo più antico per pigiare l’uva era di "treppicalla" con i piedi scalzi e i pantaloni "riculati" cioè ripiegati. Un sistema apparentemente divertente, ma che richiedeva invece forza e resistenza. Col tempo si passò all’uso della macchina per macinare l’uva.
Fino alla fine del XIX secolo, la regione collinare-montana delle Apuane ha rappresentato il fulcro della vita della Versilia storica, le zone della pianura vicino al mare erano infatti scarsamente popolate.
I paesi della montagna erano invece organizzati in tante minuscole ma popolose comunità che basavano la propria economia sul sistema agro-silvo-pastorale, attraverso il possesso di piccoli, anche piccolissimi, appezzamenti di terreno o la fruizione collettiva di beni comuni, come pascoli e boschi.
Cuore della casa e vero ambiente di “vita”; qui non solo si cucinava e si mangiava tutti insieme attorno al tavolino, qui ci si riscaldava, si giocava, si discuteva e, dopo cena, intorno al camino si stava a “veglio” a raccontarsi della giornata appena finita o ad ascoltare qualche favola (... fola in versiliese)
La camera da letto si trovava al piano superiore; si raggiungeva dalla cucina con una scala di legno, che a volte terminava con una botola (trabocco) all’estremità. La camera vera e propria era quella matrimoniale, di dimensioni più grandi e comode, dove dormivano gli sposi; le altre erano camerette, più piccole e spesso di passaggio.
Insalubrità e malaria erano una costante: insieme all’insicurezza del litorale, spiegavano l’assenza di un vero e proprio sistema insediativo con popolazione stabile. La pianura comunemente chiamata “la piana”, in massima parte di proprietà comunale, era occupata da incolti e pasture e fruita in modo collettivo da agricoltori e allevatori dei nuclei collinari per caccia, pesca, pascolo e semine saltuarie.
La tessitura è uno dei mestieri più antichi, diffuso in Versilia, soprattutto nella zona montana dove i telai erano numerosi in ogni paese e spesso condivisi. Si hanno notizie nei documenti storici di coltivazioni di gelso e dell’allevamento dei bachi da seta, anche se i filati più diffusi erano quelli di canapa o lana.
Il marmo è un prezioso elemento identitario del nostro territorio. Le ricerche archeologiche testimoniano la presenza di attività già in epoca etrusca e romana e sicuramente intorno al Mille l'estrazione del marmo era praticata nelle cave più vicine alla Via Francigena. Fra il Trecento e il Quattrocento le cave di marmo versiliesi fornirono materiali per le chiese e i palazzi di Pisa, Lucca e Genova.
Nell’immaginario collettivo, quando si parla della lavorazione del marmo in Versilia, si pensa subito al lavoro dello scultore; probabilmente il mestiere più prestigioso e blasonato, ma le maestranze legate all’economia del marmo sono molteplici e tutte ugualmente importanti. Nel corso degli anni, l’introduzione di numerosi macchinari ha cambiato radicalmente la lavorazione del marmo.
La grande maestria e sensibilità degli artigiani locali, il loro eccezionale talento, hanno fatto sì che la Versilia non si limitasse all'estrazione ed esportazione di marmo grezzo, ma divenisse luogo di produzione di opere di scultura compiute. Pur modificando nel tempo, con l'acquisizione delle innovazioni tecnologiche, le modalità di esecuzione del lavoro, la sostanza dell'intervento manuale è rimasta inalterata, costituendo ancora oggi elemento indispensabile per una perfetta e completa realizzazione delle opere.
La prima impresa privata destinata alla lavorazione dei metalli sorse nella seconda metà del '400 e fu la Magona, una sorta di privativa nel commercio del ferro, gestita, a partire dal 1488, dai Medici. La vena acquistata dalla Magona veniva smistata tra i fabbricati della Versilia siti a Stazzema, Ruosina, Pruno e Calcaferro. La produzione era costituita da ferri e chiodi da cavallo, da bullette e gangheri ed era destinata, per lo più, al mercato locale.
Viale L. Amadei, 230