La prima impresa privata destinata alla lavorazione dei metalli sorse nella seconda metà del '400 e fu la Magona, una sorta di privativa nel commercio del ferro, gestita, a partire dal 1488, dai Medici. La vena acquistata dalla Magona veniva smistata tra i fabbricati della Versilia siti a Stazzema, Ruosina, Pruno e Calcaferro. La produzione era costituita da ferri e chiodi da cavallo, da bullette e gangheri ed era destinata, per lo più, al mercato locale.
Il termine Magona mutò di significato quando nel 1543 Cosimo I decise di ristrutturare mulini e antiche fabbriche e di far costruire un forno a Ruosina con lo scopo di rafforzare il ciclo dell'attività siderurgica in Versilia: dall'acquisizione del minerale alla commercializzazione del prodotto finito.
La materia prima giungeva via mare dall'Isola d'Elba fino allo scalo di Motrone, a Pietrasanta, e arrivava fino a Ruosina a dorso di mulo.
A Ruosina si produceva di tutto: tra le altre attività, nel 1580, si affermarono anche i fabbricanti di armi, fra i quali Francesco Amoretti, un Ventura archibugiere, Antonio Guazzi e i Bonci, tutte botteghe capaci di produrre anche terzarole e pistole.
Un altro centro importante per la produzione siderurgica era Le Mulina (Stazzema), chiamato anche “paese degli esplosivi” poiché qui, già nel Quattrocento, venivano realizzate le armi per le guardie fiorentine, e più tardi la polvere da sparo. Dalle miniere di zona si estraevano ferro, piombo, argento, zinco, pirite, magnetite e, salendo fino a Levigliani, anche mercurio.
il grande secolo della lavorazione del ferro in Alta Versilia, con il suo centro in Ruosina, fu il '700. Negli anni '20 dell'800 le attività di lavorazione del ferro entrarono in crisi a causa della concorrenza forestiera. Tale crisi si aggravò ulteriormente con il motuproprio granducale del 16 novembre 1829 che liberalizzava l'introduzione in Toscana dei prodotti lavorati all'estero. Le ferriere allora furono progressivamente convertite in segherie per la lavorazione del marmo.
Viale L. Amadei, 230